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#Patrimonio - Segni e simboli per scongiurare la malasorte

Arte e Cultura


05/10/2018

TAGS Cultura Popolare Trulli Architettura Puglia

Il visitatore che ad Alberobello s’immerge negli stretti viottoli della città antica è inevitabilmente incuriosito dai numerosi simboli in latte di calce disegnati sulle pance dei coni dei trulli. L’usanza è tipica della Murgia dei Trulli, dove è diffuso il modello edilizio della casedda, l’evoluzione architettonica del più antico trullo. Quando la campagna fino alla prima metà del Novecento era abitata tutto l’anno dal contado, la tradizione dei simboli sui coni si rinnovava annualmente con le periodiche imbiancature a calce dei trulli, esternamente e internamente, pratica che disinfettava e contribuiva a temperare gli ambienti domestici, grazie alle proprietà della calce prodotta dalle stesse pietre calcaree. Ogni casedda aveva almeno un cono decorato con un simbolo in calce, ma il graduale abbandono delle campagne fece tramontare l’usanza, che non è stata rinvigorita neppure dai recenti restauri di trulli trasformati in B&B e in agriturismi.

Essi sopravvivono soprattutto ad Alberobello, la capitale dei trulli, dove una politica turistica, più che un’eredità culturale, ha preservato questi segni del passato. Una croce, un ostensorio, un calice eucaristico, la colomba richiamano senza dubbio il culto cristiano-cattolico, mentre una croce svastica e un candelabro a sette bracci rimandano alla più antica religione ebraica. Alcuni simboli hanno una doppia valenza, apotropaica e religiosa, come il sole e l’occhio umano, l’aquila e il serpente. Le forbici e il ferro di cavallo sono tipicamente legati alla superstizione popolare, specie quella contadina impregnata fino ai giorni nostri di ritualità pagane, nonostante il diffondersi del cristianesimo che lentamente s’innestò su molti di quei rituali. Alcuni simboli cristiani sono analoghi a quelli incisi sui portali d’accesso delle chiese rupestri medievali, nelle gravine e nelle lame della Puglia centrale. Altri simboli scaramantici, come la lettera Zeta, richiamano la parola greca zoé, che vuol dire “vita”; la stessa lettera si ritrova in alcuni mosaici paleocristiani.

Tutti gli altri, religiosi e no, sono simboli di tutte le epoche, giunti fino ai giorni nostri, nelle chiese e nelle case, tramandate da chi ancora crede di poter affidare il proprio destino al divino o a misteriose forze naturali. Pertanto che essi siano di origine medievale o più recente, se qui portati dai monaci greco-bizantini o se tramandati dalla cultura latina di certo si tratta di segni con significati universali, che sulla Murgia dei Trulli hanno trovato la collocazione più vistosa sulle costruzioni simbolo della Puglia stessa: i trulli.

Curiosa è l’usanza diffusasi soprattutto nel Novecento in Valle d’Itria di dipingere in calce sui coni le iniziali del nome del proprietario, una sorta di numero civico. Mentre qualche cono a pois, a fasce, a scacchiera è solo espressione bizzarra di spiritosi residenti. Simboli dei trulli anche a servizio della propaganda politica è quanto dimostrano antiche foto che ritraggono la scitta “W il Duce” sul cono di un trullo di Alberobello, nel monumentale Rione Monti, scritta certamente realizzata durante il Ventennio, poi cancellata, facendo calare una damnatio memoriae, molto discutibile.

Fanno eco ai simboli in calce i pinnacoli terminali dei coni. Il pinnacolo è essenzialmente decorativo oltre ad avere una la funzione di chiudere il vertice del cono. Assumendo esso però diverse fogge rientra per taluni studiosi nel contenitore di una tradizione magico-religiosa che ha sempre ravvivato l’altrimenti dura e ripetitiva vita contadina. La sfera è la forma più diffusa forse perché richiama l’arcaico culto del sole o del Cristo-sole. Nei territori di Alberobello e di Locorotondo si trovano ancora originali pinnacoli a forma di cuspidi, di globo e luna, di disco e a stella.


Va considerato che una qualsiasi richiesta di protezione del proprio focolare domestico al divino pagano o cristiano o di altre religioni appartiene a tutti i popoli di tutte le epoche e di tutti i ceti sociali. I simboli in latte di calce e i pinnacoli dei trulli, diffusisi sulla Murgia dei Trulli nell’Ottocento e nel Novecento, avevano la stessa funzione degli elitari mascheroni apotropaici scolpiti sui portali di palazzi gentilizi o delle croci e degli ostensori litici contenuti in nicchie sulle facciate degli edifici civili. Essendo i trulli, però, identificativi della Puglia stessa, avvolti ancora da un alone di mistero circa l’origine e il loro significato, i simboli e i segni su di essi apposti, sebbene universali, assumono un carattere eccezionale tale da generare tanta letteratura sull’argomento, talvolta un po’ forzata.



Autore: Maria Teresa Acquaviva - Visita il suo sito www.passaturi.it